I robot nella quarta rivoluzione industriale

Nei prossimi 30 anni molte professioni verranno affidate ai robot e all’Intelligenza Artificiale: benvenuti nella quarta rivoluzione industriale.

Potrebbe sembrare una visione fantascientifica alla Blade Runner, ma contrariamente a quanto si poteva pensare un tempo, è una realtà che si sta delineando in questi ultimi anni.

Nel corso della storia del mondo occidentale abbiamo vissuto tre grandi rivoluzioni industriali: la prima avvenuta nel 1784 con la creazione della macchina a vapore; la seconda nel 1870 con l’avvento del motore a scoppio e l’aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica; la terza nel 1970 con l’informatica e l’avvento dell’era digitale.

L’industria 4.0 fa parte della quarta rivoluzione industriale, ovvero il processo che sta portando la produzione industriale ad essere totalmente automatizzata e interconnessa e che si basa su quattro grandi direttrici di sviluppo: blockchain, intelligenza aumentata, tecnologie mobili e robotica dei processi gestionali.

La robotica, resa sempre più sofisticata dal progresso dell’intelligenza artificiale, è uno dei pilastri dell’Industria 4.0.

Dai primi cenni di intelligenza artificiale ad oggi, sono stati fatti moltissimi passi e l’evoluzione di questa scienza accelera di giorno in giorno: dal 1950 ad oggi, il progresso di questa materia ha compiuto un salto impressionante, arrivando a progettare macchine che acquisiscono nozioni in autonomia grazie al deep learning e al machine learning, abbozzando sistemi che cambieranno in maniera radicale la nostra vita.

L’Institute for the Future ha ipotizzato che il 2030 sarà l’anno che istituirà l’era della collaborazione fra essere umano e robotica.

Avremo robot che smisteranno la posta, robot che tradurranno le lingue straniere, robot che scriveranno canzoni; saranno in grado di svolgere qualsiasi mestiere e saranno (forse) anche più bravi di noi.
Secondo uno studio di Harvard e Yale sull’avanzamento dei livelli di sofisticazione delle macchine intelligenti, nel 2027 i sistemi di AI condurranno autobus; nel 2049 potranno scrivere Best Seller; nel 2053 i robot effettueranno la loro prima operazione chirurgica.

Il mondo del lavoro cambierà drasticamente con la robotica e l’AI: diventeranno obsolete una gran parte di mansioni svolte dall’essere umano, eliminando alcune professioni ma creandone altrettante nuove.

Lavori nella quarta rivoluzione industriale

Proprio perché lo scenario è in rapida evoluzione, dovremo attrezzarci per cogliere i cambiamenti dell’innovazione digitale nei processi dell’industria: ci sarà una forte trasformazione delle professionalità che potrebbe ricollocare attività delocalizzate negli scorsi anni, migliorare i luoghi di lavoro e l’impatto ambientale. Aumenterà lo smart working e l’economia on demand, perfetta per chi ama la flessibilità e non vuole avere un solo datore di lavoro.

A rischio le professioni che prevedono compiti specifici, soprattutto dal punto di vista del lavoro manuale, o mansioni basate su transazioni ripetitive o analisi teoriche.

Insomma, un tema dalle forti ripercussioni sociali, che mette in discussione l’importanza dell’essere umano nella società in cui viviamo e delinea nuovi orizzonti. Durante questa quarta rivoluzione industriale cosa dobbiamo fare per continuare ad avere un posto di lavoro?

La risposta per molti esperti è la stessa: problem solving, capacità di acquisire nozioni ed apprendere nuove mansioni, creatività.

Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, afferma che “nel breve termine si possono prevedere saldi occupazionali negativi, nel medio-lungo termine non è assolutamente certa una contrazione degli occupati in numero assoluto, considerato anche l’impatto nell’indotto, in particolar modo nel terziario avanzato.”
Poi parlando dell’Italia dice che “Il nostro Paese però deve sapere cogliere a pieno i benefici della quarta rivoluzione industriale, attuando iniziative sistemiche per lo sviluppo dello Smart manufacturing e fornendo ai lavoratori le competenze digitali per le mansioni del futuro”

Pensiero non differente quello di Jerry Kaplan, scienziato e imprenditore americano, autore del libro Le persone non servono.
Secondo Kaplan gli uomini devono puntare sull’apprendimento continuo per creare nuove forme di occupazione:

“Bisogna entrare nell’ottica che l’educazione non debba essere rivolta soltanto ai giovani. L’apprendimento deve diventare la normalità anche dopo l’ingresso nel mondo del lavoro. In ogni caso continueranno ad esistere occupazioni a tempo pieno perché hanno grandi benefici per i dipendenti e per le aziende. Utilizzando una metafora: c’è chi pensa che sposarsi non sia la scelta migliore, ma questo non significa che scomparirà il matrimonio. Qualcuno lo troverà sempre vantaggioso per sé e per la società in cui vive».

Preparatevi con ottimismo a rimettervi in gioco.

Questo articolo è stato scritto da:

Erika Buzzo

Digital Strategist, Namu srl

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